martedì 15 dicembre 2009
La perdita quotidiana
Come accorgersi della mancanza? Come quantificarla? Ciò che non c'è mai stato non ha potuto lasciare un vuoto, ma in un certo senso ha rimpicciolito tutto il resto, costringendolo dentro uno spazio, lasciando un senso di arbitrarietà in tutte le cose e il flag "riscrivibile" attivo su tutti i ricordi. Il tempo non va avanti, ma cicla in un loop con il solo scopo di far passare anni e desideri. Eterno ritorno di uno stato mentale non voluto, che l'abitudine ha smussato fino a renderlo perfettamente liscio e scivoloso ad ogni stimolo esterno, il quale non trova appigli e devia verso altre coscienze più ricettive. Così si continua a cercare e desiderare, ma con obiettivi sempre più distanti da quelli che potrebbero colmare il vuoto ed interrompere questo ciclo cieco. Questo perché per inerzia e spirito di sopravvivenza la mente concepisce ed accetta stimoli ed esperienze sempre più piccole, misere ed insignificanti, per non turbare l'equilibrio viziato che si è venuto a creare dentro di essa. I lineamenti stessi, i gesti, il modo di parlare si fanno sempre più uniformi e monocorde. Tutto ciò potrebbe continuare all'infinito, tendendo verso la staticità assoluta, fatta di un'unica espressione, un unico gesto ed un unico tono di voce mantenuti indefinitamente fino allo spegnimento delle facoltà mentali. Invece poi qualcosa succede, rompe l'incantesimo per riaccendere la magia della scoperta quotidiana e dell'osservare ed osservarsi. Per trovare un senso, un percorso, una visione.
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